Le regine di Elisa Traverso Lacchini ti guardano. Sono seduttive. Distanti, eppure vicine. Tu provi a non guardarle, ma sono loro che guardano te. Non puoi sfuggire alla meravigliosa trappola ideata da Elisa. Non puoi non sentirti addosso gli occhi di quelle bellissime donne.
Occhi fuori proporzione, perché l'artista ha deciso così. Perché sono gli occhi che illuminano la vita, nostra e di questa galleria di incredibili personaggi.
Amo la fissità senza tempo delle regine di Elisa. Il gioco infinito dei rimandi e delle storie che raccontano. O che nascondono.
Non mi appassiona la regalità esteriore. E credo non appassioni neppure Elisa. Mi appassiona la regalità in sé, quella delle donne di tutti i giorni, quelle raccontate dalla grande letteratura, ma anche dalla cronaca quotidiana. Di cui, questi dipinti, non sono che l'immaginifico riflesso d'arte.
Delle regine di Elisa mi piace poi il costante riferimento all'arte popolare. Quei
merletti, quelle applicazioni dorate che evocano gioielli e fregi, e che, nel conferire una paradossale tridimensionalità a dipinti che hanno nella solo fissità l'elemento di forza, ci portano lontano. Nei luoghi di un'arte popolare – appunto – tanto amata e praticata in molti Paesi, quanto negletta nel nostro.
Elisa con questa serie di opere sembra aver voluto riportare tutto a casa. In una casa dove l'arte è simbolo ma anche vita, tecnica ma anche libertà, colore ma anche riflessione.
Ora provo a smettere di scrivere. Ma quegli occhi me li sentirò addosso, ancora per un po'.
Ferdinando Molteni
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