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giovedì 11 luglio 2019

Annaviva, le voci, gli amici, 13_28 luglio 2019, Circolo degli artisti, Albissola Marina (Sv)

Eco di voci, vicine.
di Federica Flore


1909. Una data lontana, ma non troppo. Di certo una boa, intorno alla quale virare per non tornare più indietro. Si tratta dell’inizio di un percorso che coinvolgerà direttamente Albissola Marina e, in modalità differenti, Sanremo. 
Il 20 febbraio, infatti, su Le Figaro, viene pubblicato il primo Manifesto Futurista, il quale connoterà il lavoro di numerosi artisti, architetti e poeti. 
“Il coraggio, l’audacia, la ribellione” del resto, occupano un ruolo fondante il gruppo savonese di Sant’Elia. 
Quella di Pozzo Garitta, per cui, è una tradizione che emerge dalla continua ricerca nelle arti, nella lotta alla monogamia con il passato, nel trovare idee non più impossibili. 

Marinetti, il capogruppo di quest’avanguardia storica erige il primo ponte tra questo borgo marinaro e Sanremo, adempiendo, da buon poeta, all’orazione nel Teatro del Casinò, insieme ai grandi tenori e letterati italiani. 
Da Albisola a Sanremo, quindi, pare visibilmente esserci un filo artistico, creativo, mosso dal desiderio di emergere, ma nelle condizioni che soltanto una periferia rivierasca permette. Sebbene la scelta di guardare oltre i soliti canoni tradizionali sia una prerogativa, anche tra i protagonisti del Futurismo, si manifesta una certa preponderanza verso il genere maschile, spezzata, nel nostro caso, da una presenza che non solo diventa ambasciatrice delle donne, ma un punto di riferimento per ogni uomo del gruppo: si tratta di Anna Maria Traverso, in arte Annaviva.

1919. Segna l’incontro decisivo tra Marinetti e Acquaviva. Sono trascorsi dieci anni da quel manifesto che ha modificato il punto di vista dell’artista e della sua percezione di vita, ora è il tempo della ceramica futurista. 
Annaviva celebra questo incontro in un testo poetico, critico e analitico, che narra di un vero e proprio comportamento, di una modalità di impressione del carattere di quei grandi protagonisti dell’Avanguardia, situati in una cittadina rivierasca.


“Da una generazione di guerre e di silenzi
chiusa nel nulla 
per costume e per educazione
il futurismo scoppiò
come un fiore acceso
e generò di fiori il vecchio ramo.
L’urlo di Marinetti svegliò gli ingegni
dai sogni usati
in pochissimo tempo s’accavallarono
nomi, autori, testimoni
di tutto un mondo rinnovato e nuovo:
Prampolini, Fillia, Munari, Gaudenzi, Depero
Tullio, Acquaviva, Diulgheroff, Pagano, 
Farfa, Pozzo, Fancello, Gambetti, Balla
Giuntini, Medardo Rosso e mille altri e mille:
Musica, Pittura, Scultura, Poesia.
Da capo a piedi le arti ed i costumi 
si liberarono mettendo a nudo
divinità e bellezza.
Parole in libertà, pensieri senza pensieri
annullarono confini ed orizzonti
aperti cieli ai cieli.
Ho rivisto Diulgheroff a Torino
quest’anno dopo tanti anni.
Nel suo studio i quadri di allora:
stupende colorate dimensioni
come quelle di ora senza tempo.
Nel tramonto di questa città
aristocratica e decaduta
ci sentimmo anche noi fuori dal tempo.”

In questa poesia, tratta da Le voci, Annaviva descrive il Futurismo attraverso una classificazione categorica, dove emerge dalla struttura un sapere artistico diviso in  Musica, Pittura, Scultura, Poesia. 
Come Hegel, nell’Estetica, quando promuove le capacità di ogni campo, Annaviva le inserisce in una sorta di scala, avvalorando i settori con le lettere iniziali maiuscole. E, sebbene, citi “Parole in libertà”, in questo poemetto non si riscontra tale stile estetico. 

1979. Viene pubblicato da Tormena Editore, Le Voci. Il testo intorno al quale si costruisce l’intera mostra, che colloca gli artisti del Circolo di Albisola in una dimensione chiara e sistematica, spesso associati a schizzi degli stessi. 
2009. Una grande mostra sul Futurismo a Savona inaugura un ripensamento nei confronti della valutazione storica di questa avanguardia, cercando nella critica artistica, nella poetica e nella metodologia espressiva, i veri valori di un movimento che ha cambiato il ruolo dell’arte italiana nel mondo contemporaneo.
2019. Finalmente la voglia di unire sotto un’unica figura femminile il fermento culturale che il Futurismo ha portato in Liguria, con epicentro Pozzo Garitta in Albissola Marina, puntando sul legame con Sanremo, grazie alla figura di Farfa e Sassu, tra le persone più importanti per Annaviva.
Ecco, quindi, che la mostra su Annaviva, proposta in doppia sede, ad Albissola Marina e Sanremo, cresce nel suo significato, ritornando su ciò che il Circolo degli Artisti e il Casinò intendono mantenere vivo: il ponte artistico tra queste due città della Riviera Ligure. Si tratta di una coerente condivisione del proprio passato, attraverso una valutazione fresca e innovativa delle opere di artisti che hanno reso possibile una storia dell’arte novecentesca anche sul territorio rivierasco. 
Al centro dell’attenzione, innanzitutto la ceramica. Un materiale povero che arricchisce, proprio per questa sua naturale predisposizione, la poetica di quegli artisti, che hanno saputo interpretare il valore dell’arte totale, identificandola con la propria quotidianità. 
Poi, ma non per importanza, chiaramente Annaviva.
La narrazione della storia dell’arte ci fa imbattere quasi esclusivamente in figure maschili,  grandi protagonisti raccontati dai percorsi teorici ed espositivi; eppure, questa volta, con la mostra Le voci, gli amici, s’intende mettere al centro dell’analisi critica una donna e i suoi rapporti. È in questi legami che si nascondono le identità di coloro che hanno poi portato il nome di Albisola in primis, Sanremo poi, alla luce come rivelazioni creative. 
Ma chi è stata Annaviva?
Pseudonimo di Anna Traverso in Acquaviva, poetessa e pittrice in continuo servizio alla forze del progresso artistico, ha saputo inserire nelle sue opere un’analisi limpida e chiara del contesto nel quale ha vissuto. 

“La piazza di Albisola 
mi sta nel cuore
come un ritratto della mia famiglia.” 

Così inizia a parlare del suo Circolo, le voci che lo compongono, le identità che lo contraddistinguono. Per Annaviva ogni persona è intrecciata all’altra per tessere l’insieme dell’Arte. E nell’accordo, si genera l’unicità di ognuno. Senza quella comunità, probabilmente, non si sarebbe potuto godere delle scoperte estetiche, delle poetiche, dei punti di non ritorno, che hanno creato la storia dell’arte italiana. 
Pozzo Garitta è stato questo, e con l’esposizione Le voci, gli amici intendiamo mostrare cosa rappresenta ancora. 
Si parla di voci, delle quali l’eco emerge nei nuovi lavori degli artisti che tutt’oggi frequentano il Circolo, le stesse che hanno dichiarato di non dipendere dalla massa; al contrario, hanno giustapposto a loro estetiche progressiste, irriverenti e uniche. Nei versi di Annaviva si legge la vita di questi artisti, dei grandi protagonisti del Futurismo prima e delle ricerche avanguardistiche di metà secolo, dopo. 
“Di voce squillante e bella pittura” Maria Ferrero Gussago entra subito in contatto con Farfa e Acquaviva, Tullio d’Albisola e Pennone. Quest’altra donna, apparentemente indifesa per la sua fisicità, dimostra un carattere forte nell’espressione di una pittura gestuale, iconica, realista, ma non eccessivamente mimetica. Interiorizza nelle pennellate il paesaggio ed esplode nella scelta dei colori.
Capogrossi, “un arbusto tropicale raro, trapiantato tra i liguri geranei” genera uno spazio nuovo, dettato dal tempo della ripetizione formale. Nel suo “pettine” primitivo, si individua una nuova figura, che si fa modulo, scoprendo la forza dell’Informale italiano.
Per Aligi Sassu, Annaviva, esprime tutta l’ammirazione possibile, come persona e come artista: “in te tutto è colore”, ebbene sì, i rossi, come graffi laceranti le tele, che lo contraddistinguono, giocano un ruolo fondamentale per il riconoscimento di chi è stato il capostipite di tutto il movimento artistico al Circolo in Pozzo Garitta. 
Queste sono soltanto alcune tra le “voci” ascoltate tra i versi di Annaviva, che, rimbalzano  nella sua critica analitica sulla ceramica dipinta con ironia e fugacia, mito e modernità lineare.
La mostra Le voci, gli amici offre, dunque, la possibilità di conoscere alcuni tra i più importanti nomi dell’arte novecentesca attraverso gli occhi genuini di chi li ha conosciuti, capiti e  accompagnati.

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