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lunedì 24 aprile 2017

Castellarte, 28.29.30 luglio 2017, Mercogliano


Castellarte: il tema della XXIV edizione è “Avanti Pop”.
La grafica celebra Andy Warhol e il ricordo di Antonio Ippolito.

Il borgo di Capocastello a Mercogliano sarà il consueto scenario della XXIV edizione di Castellarte Festival Internazionale di Artisti in Strada che si svolgerà, dal 28 al 30 luglio, nel segno della pop-art. 
“Avanti Pop” è, infatti, il tema scelto dall’Associazione Castellarte per l’edizione 2017. Dal 1994, il Festival sceglie ogni anno un argomento di attualità, per connotare con un tema sociale ogni singola edizione e per manifestare la vocazione all’impegno che è nello spirito della manifestazione nata, appunto, per valorizzare un borgo dimenticato e l’Irpinia.
Lo spirito sovversivo e critico, ma anche giocoso nelle espressioni della Pop Art, l’attenzione all’influenza del consumismo e dei mass media sugli individui, le radicali innovazioni formali dei protagonisti di una stagione culturale che ha come icona l’arte di Andy Warhol, ispirano Castellarte 2017.
Apparsa per la prima volta in un disco del jazzista free Lester Bowie del 1984, la locuzione “Avant Pop” designava un linguaggio artistico popolare e ricercato, innovativo e futuribile, consapevole della tradizione e proteso verso nuove possibilità. L’Avant Pop è quindi un’avanguardia, nutrita di cultura popolare e internet, che esaspera situazioni postmoderne; l’ibridazione e la contaminazione sono la sua estetica.
Castellarte con “Avanti Pop” esprime il concetto che in una società in crisi la necessità di raccontare diventa urgenza. Raccontare, infatti, vuol dire ritrovare un legame profondo con il contesto, una relazione partecipe. Che è poi quello che sin dalle origini fa il Festival, portando l’immediatezza dell’arte di strada da tutto il mondo nelle stradine di uno dei borghi medievali più belli d’Irpinia e creando progetti di “cultura a portata di mano”, con l’artista che si esibisce a un passo dal suo pubblico. 
Come ogni anno, il tema è l’asse portante della comunicazione visiva del Festival, i manifesti di Castellarte, infatti, sono ormai una vera e propria galleria d’arte composta di immagini forti e gioiose realizzate, dal 1997 a oggi, con cura artigianale dal tandem creativo composto da Mario Marciano e Gerardo Aramino (tutte sul sito: http://www.castellarte.it/home/passate_edizioni/).
“La strada è popolare, l’arte di strada è popolare, l’orgoglio del cappello per terra è popolare – spiegano i due creativi, fondatori di Grafistudio Associati - L’arte di strada si nutre del pericolo, della scommessa, del coinvolgimento, del rischio, dell’attesa del sospirato applauso finale. Cosa c’è di più popolare di questo e di Castellarte? L’arte popolare, che per natura traferisce e interpreta la realtà, trova nelle atmosfere di Castellarte il suo transfert preferito. Il progetto dell’identità visiva che da origine alla comunicazione di questa edizione attinge ai codici formali e cromatici della Pop Art figlia del secolo breve, la corrente artistica che fa della contemporaneità il suo tema portante. L’interprete più illustre fu lo statunitense Andy Warhol, un artista poliedrico che amava ritrarre i personaggi del suo tempo con la tecnica della solarizzazione, memorabile quello di Marilyn Monroe”.
Utilizzando lo stesso registro stilistico e con un’evidente citazione del maestro newyorkese, il manifesto rende omaggio alla memoria di un artefice storico di Castellarte, lo scenografo e responsabile tecnico Antonio Ippolito, la cui immagine appare riprodotta come in un ritratto di Andy Wharol.
“Antonio, che da qualche anno ci ha apparentemente lasciato, – conclude Mario Marciano - fu artefice della prima ora di questa rassegna, il suo silente e prezioso contribuito alla definizione e alla nascita del Festival e della sua cultura, è cosa tangibile e viva. Basta parlare con uno qualsiasi dell’Associazione Castellarte, per percepire la forza e lo spirito che lo spingeva. Il contributo di Antonio, fu fisico, organizzativo, strategico; un esempio per quelli che lo hanno accompagnato e per quelli che ne hanno raccolto il testimone. Antonio era sfuggente alle foto e ai video, citarlo sui cartelloni non è una forzatura alla sua natura schiva, ma un tributo alla sua eredità”.


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